Negli anni 1650, il termine deriva dal greco euphemismos, che indicava l'uso di una parola favorevole al posto di una infausta, un modo per evitare superstiziosamente parole di cattivo auspicio durante le cerimonie religiose. Questo concetto si applicava anche a sostituzioni come Eumenides per le Furie. La radice di tutto ciò è euphemizein, che significa "parlare con parole gentili, usare parole di buon auspicio." Essa è composta da eu-, che significa "buono, bene" (puoi vedere eu-), e phēmē, che si traduce in "discorso, voce, espressione, un atto di parlare." Quest'ultima proviene da phanai, che significa "parlare," e ha radici nella lingua proto-indoeuropea, precisamente da *bha- (2), che significa "parlare, raccontare, dire."
Per ulteriori riferimenti, guarda anche Euxine e confronta con il greco aristeros, che significa "il migliore," usato come eufemismo per "la sinistra (mano)." In inglese, inizialmente era un termine retorico; il significato più ampio di "scegliere una parola o una frase meno sgradevole rispetto a quella intesa" è attestato già nel 1793. Termini correlati includono Euphemistic e euphemistically.
All the ancients, but most of all the Athenians, were careful not to use ill-omened words; so they called the prison 'the chamber,' and the executioner 'the public man,' and the Furies (Erinyes) they called 'Eumenides' ('the kindly ones') or 'the Venerable Goddesses.' " [Helladius of Antinoopolis, 4 c. C.E., quoted by Photius]
Tutti gli antichi, ma soprattutto gli Ateniesi, erano molto attenti a non usare parole di cattivo auspicio; per questo chiamavano la prigione 'la camera,' e il boia 'l'uomo pubblico,' e le Furie (Erinyes) le chiamavano 'Eumenides' ('le benevole') o 'le Dee Venerabili.' [Helladio di Antinoo, IV secolo d.C., citato da Fozio]
Thus, in our dialect, a vicious man is a man of pleasure, a sharper is one that plays the whole game, a lady is said to have an affair, a gentleman to be a gallant, a rogue in business to be one that knows the world. By this means, we have no such things as sots, debauchees, whores, rogues, or the like, in the beau monde, who may enjoy their vices without incurring disagreeable appellations. [George Berkeley, "Alciphron or the Minute Philosopher," 1732]
Così, nel nostro dialetto, un uomo vizioso è un uomo di piacere, un imbroglione è chi gioca tutto il gioco, si dice che una donna abbia una relazione, un gentiluomo sia un galante, e un disonesto negli affari sia uno che conosce il mondo. In questo modo, nel beau monde non esistono alcolizzati, libertini, prostitute, imbroglioni o simili, poiché possono godere dei loro vizi senza incorrere in appellativi sgradevoli. [George Berkeley, "Alciphron o il Filosofo Minuto," 1732]