In antico inglese, gast significava "respiro; spirito buono o cattivo, angelo, demone; persona, uomo, essere umano." In contesto biblico veniva usato per indicare "anima, spirito, vita." Derivava dal proto-germanico occidentale *gaistaz, che è all'origine anche dell'antico sassone gest, dell'antico frisone jest, del medio olandese gheest, dell'olandese geest e del tedesco Geist, tutti significanti "spirito, fantasma." Si ipotizza che derivi da una radice indoeuropea *gheis-, utilizzata per formare parole legate a emozioni come eccitazione, meraviglia o paura. Questa radice è alla base di termini come il sanscrito hedah ("ira"), l'avestano zaesha- ("orribile, spaventoso") e il gotico usgaisjan e l'antico inglese gæstan, che significano "spaventare."
Ghost è il termine inglese che rappresenta la parola comune per "essere soprannaturale" nel germanico occidentale. Nei testi cristiani in antico inglese veniva usato per tradurre il latino spiritus (vedi spirit (n.)), un significato che si è mantenuto in Holy Ghost. L'interpretazione come "spirito disincarnato di una persona defunta," soprattutto concepito come un'anima errante tra i vivi o che li perseguita, è attestata dalla fine del XIV secolo e riporta il termine verso il suo probabile significato preistorico.
Molte parole indoeuropee per "anima, spirito" hanno anche il doppio significato di "spiriti soprannaturali." Spesso queste parole si basano sull'idea di "apparenza," come nel greco phantasma, nel francese spectre e nel polacco widmo, che deriva dall'antico slavo ecclesiastico videti ("vedere"). In antico inglese scin e in antico alto tedesco giskin significavano originariamente "apparenza, apparizione," e sono legate ai verbi scinan e skinan ("brillare"). Altri concetti si trovano nel francese revenant, che significa letteralmente "colui che ritorna" (dall'aldilà), e nell'antico norreno aptr-ganga, che si traduce come "colui che torna indietro." In bretone, bugelnoz significa letteralmente "bambino della notte." Il latino manes probabilmente era un eufemismo.
La grafia gh- è comparsa all'inizio del XV secolo grazie a Caxton, influenzato dal fiammingo e dal medio olandese gheest, ma era rara in inglese prima della metà del XVI secolo. Il significato di "leggera suggestione, semplice ombra o sembianza" (come in ghost image, ghost of a chance, ecc.) è attestato per la prima volta negli anni 1610; l'interpretazione come "chi lavora segretamente per un altro" risale al 1884. Ghost town è documentato dal 1908. Ghost story appare nel 1811. Ghost-word, che indica "una parola apparente o una forma errata in un manoscritto dovuta a un errore," è attestato dal 1886 (Skeat). Ghost in the machine è un termine coniato dal filosofo britannico Gilbert Ryle nel 1949 per descrivere "la mente vista come separata dal corpo." Il ghost dance degli indiani americani risale al 1890. L'espressione give up the ghost, che significa "morire," era già in uso nell'antico inglese.