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Significato di unsold

non venduto; invenduto

Etimologia e Storia di unsold

unsold(adj.)

"non scambiato per denaro, non acquistato," fine del XIV secolo, da un- (1) "non" + participio passato di sell (v.).

Voci correlate

Il Medio Inglese sellen deriva dall'Antico Inglese sellan, che significa "dare (qualcosa a qualcuno), fornire, rifornire, prestare; arrendersi, rinunciare; consegnare a; promettere." Questo a sua volta proviene dal Proto-Germanico *saljanan, che significa "offrire, consegnare" (da cui anche l'Antico Norreno selja "consegnare, vendere;" l'Antico Frisone sella, l'Antico Alto Tedesco sellen "dare, consegnare, vendere;" il Gotico saljan "offrire un sacrificio"). La radice ultima è quella Proto-Indoeuropea *sel- (3), che significa "prendere, afferrare."

Il significato di "rinunciare in cambio di denaro, accettare un prezzo o una ricompensa per" si è affermato verso la fine dell'Antico Inglese, ma in Chaucer selle può ancora significare "dare." Gli studenti di Antico Inglese imparano presto che la parola che sembra sell di solito significa "dare." Un termine antico per "vendere" era bebycgan, derivato da bycgan, che significa "comprare."

Il significato di "tradire per guadagno" appare intorno al 1200. Il significato gergale di "imbrogliare" risale agli anni '90 del '500. L'espressione sell off, che significa "disporre di un bene vendendolo, vendere tutto," compare nel 1700. L'espressione sell one's soul, che significa "fare un patto con il diavolo," spesso in senso figurato, risale circa al 1570. Sell-by, riferito alle date stampate sugli alimenti deperibili confezionati, è attestato dal 1972. L'espressione sell like hot cakes appare nel 1839. L'espressione sell (someone) down the river, usata in senso figurato, è documentata dal 1927, probabilmente in riferimento o con memoria dei tempi della schiavitù, all'idea di vendita dall'Alto Sud alle piantagioni di cotone del Profondo Sud (attestata in questo senso letterale dal 1851).

Il prefisso di negazione, in antico inglese un-, deriva dal proto-germanico *un- (presente anche nell'antico sassone, antico frisone, antico alto tedesco, tedesco un-, gotico un-, olandese on-), e risale all'indo-europeo *n- (origine di a-, an- in sanscrito "non", a-, an- in greco, an- in antico irlandese, in- in latino), che è la forma combinata della radice *ne- "non".

È il prefisso più prolifico in inglese, usato liberamente e diffusamente nell'antico inglese, dove forma più di 1.000 composti. Contende con il suo omologo derivato dal latino in- (1) il diritto di negare certi termini (indigestable/undigestable, ecc.), e sebbene entrambi possano essere usati insieme per indicare sfumature di significato (unfamous/infamous), di solito non lo sono.

Spesso ha un tono eufemistico (untruth per "una bugia") o enfatico, soprattutto quando suggerisce un'idea di privazione o liberazione: unpeel "sbucciare"; unpick "scassinare (una serratura) con strumenti da ladro"; unloose per "allentare".

Forma anche parole a partire da frasi, come uncalled-for, circa 1600; undreamed-of, anni '30 del 1600. Fuller (1661) usa unbooklearned. Una descrizione di un testamento legale del XV secolo contiene unawaydoable; Ben Jonson scrive un-in-one-breath-utterable. La parola uncome-at-able è attestata negli anni '90 del 1600 in Congreve, ma Samuel Johnson nel XVIII secolo e Fowler nel XX secolo la criticano ("La parola aveva senza dubbio, due o tre secoli fa, un'aria spavalda da 'chi se ne frega dei grammatici'; quella spavalderia è svanita da tempo; non ha scopo che 'inaccessibile' non abbia già...").

Tuttavia, la pratica è continuata; unlawlearned (Bentham, 1810), unlayholdable (1860); unputdownable, riferito a un libro, compare nel 1947; unpindownable, nel 1966. Si può anche confrontare con put-up-able-with (1812). Come prefisso nel telegraphese, per sostituire not e risparmiare il costo di una parola, è attestato dal 1936.

Grazie alla sua versatilità e alla necessità di esprimere negazioni, il numero di parole che possono essere create con un- in inglese è quasi infinito, e il fatto che alcune vengano usate mentre altre rimangano inedite dipende dal capriccio degli autori.

Gli editori di dizionari hanno notato questo fenomeno fin dal XVIII secolo, ma hanno anche ampliato la lista. Il "New and Complete Dictionary of the English Language" di John Ash (1775) presenta molte pagine di voci con un- in un'unica riga; tra una dozzina di voci consecutive ci sono unhaggled, unhaired, unhalooed, unhaltering (aggettivo), unhaltering (sostantivo), che il OED (1989) osserva essere state "ovviamente create per l'occasione" e che compaiono in altri testi solo decenni dopo, se mai. (Ash vindicated.)

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