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Significato di no-place

luogo che non esiste; non-luogo; assenza di un luogo

Etimologia e Storia di no-place

no-place(n.)

anche noplace, "luogo che non esiste," 1929, da no + place (sostantivo).

Voci correlate

“Non in alcun grado, affatto,” inglese medio, derivato dall’inglese antico na, che proviene da ne “non, no” + a “mai.” Il primo elemento deriva dal proto-germanico *ne (presente anche in norreno, frisono antico, alto tedesco antico ne, gotico ni “non”), dalla radice indoeuropea *ne- “non.” Il secondo elemento proviene dal proto-germanico *aiwi-, forma estesa della radice indoeuropea *aiw- “forza vitale, vita, lunga vita, eternità.” In ultima analisi, è identico a nay, e le differenze d’uso sono accidentali.

Come aggettivo, “nessuno, non uno, nessun” (circa 1200) si è ridotto dall’inglese antico nan (vedi none), con la finale -n che è stata omessa prima davanti alle consonanti e poi del tutto. Come interiezione per rispondere negativamente a un’affermazione o a una domanda, “non così,” inizio del 1200, deriva dall’avverbio. Come sostantivo, negli anni ’80 del 1500 si usa per indicare “una negazione; un voto negativo,” mentre negli anni ’50 del 1600 significa “persona che esprime un voto negativo.”

La costruzione no X, no Y è attestata dagli anni ’30 del 1500 (in no peny no pardon). No problem come interiezione di rassicurazione risale al 1963. No way come espressione colloquiale per dire “non è possibile” è documentata dal 1968 (noway (avv.) “affatto, in nessun modo, per niente” risale circa al 1300). No-knock (agg.) riferito a raid della polizia senza permesso o preavviso è attestato dal 1970, inglese americano. La frase no can do “non è possibile” è documentata dal 1827, una locuzione usata da cinesi di lingua inglese notata nel XIX secolo in Cina, Australia e sulla costa occidentale degli Stati Uniti.

We repeated our advice again and again, but got no answer but a loud horse-laugh, and their national maxim of No can do: Europe fashion no do in China. ["Reminiscences of a Voyage to and from China," in Paxton's Horticultural Register, London, 1836]
Ripetemmo il nostro consiglio più e più volte, ma l’unica risposta che ricevemmo fu una risata di scherno, accompagnata dal loro proverbiale No can do: Europe fashion no do in China. [“Ricordi di un viaggio da e verso la Cina,” in Paxton’s Horticultural Register, Londra, 1836]

Intorno al 1200, il termine "luogo" inizia a indicare "spazio, estensione dimensionale, stanza, area". Deriva dall'antico francese place, che significava "luogo, posto" (XII secolo), e direttamente dal latino medievale placea, che si traduceva anch'esso come "luogo, posto". Le radici affondano nel latino platea, che indicava un "cortile, spazio aperto; strada larga, viale", e nel greco plateia (hodos), che significava "strada larga", femminile di platys, "largo". Tutti questi termini si collegano alla radice ricostruita del proto-indoeuropeo *plat-, che significava "espandere".

Il termine ha sostituito le parole dell'inglese antico stow e stede. A partire dalla metà del XIII secolo, comincia a essere usato per indicare una "parte particolare dello spazio, un'estensione, una posizione definita, un luogo, un sito". Nel XIV secolo, assume anche il significato di "posizione o luogo occupato per consuetudine, precedenza, priorità in grado o dignità, status sociale, posizione in una scala sociale". Verso la fine del XIV secolo, si evolve ulteriormente per indicare un "luogo abitato, una città, un paese", ma anche "un punto sulla superficie di qualcosa, una porzione, una parte". L'accezione di "situazione, incarico o impiego" compare negli anni '50 del 1500, mentre l'idea di un "gruppo di case in una città" emerge negli anni '80 dello stesso secolo.

Da questa stessa radice latina derivano anche le parole italiane piazza, il catalano plassa, lo spagnolo plaza, il medio olandese plaetse, l'olandese plaats, il tedesco Platz, il danese plads e il norvegese plass. Il termine appare nell'inglese antico grazie alla Bibbia, in particolare nell'antico northumbriano plaece, plaetse, che indicava "un luogo aperto in una città". Tuttavia, la forma moderna è un rientro lessicale.

Il significato di "una residenza con i suoi terreni adiacenti" si afferma a metà del XIV secolo. Quello di "edificio o parte di un edificio destinato a uno scopo specifico" compare verso la fine del XV secolo, come in place of worship (luogo di culto). L'idea di "una strada larga, una piazza o uno spazio aperto in una città o in un paese", spesso con un uso o un carattere particolare (come in Park Place, Waverly Place, Rillington Place), si sviluppa negli anni '90 del 1600, influenzata dall'uso francese. La sua ampia applicazione in inglese abbraccia significati che in francese richiederebbero tre termini distinti: place, lieu e endroit. Le parole italiane piazza e spagnole plaza conservano ancora di più il senso etimologico originale.

Espressioni come take place ("accadere, realizzarsi, avere luogo") si affermano a metà del XV secolo, precedentemente formulate come have place (avere luogo), usate già nella fine del XIV secolo. Questa locuzione traduce il francese avoir lieu. L'espressione know (one's) place ("sapere come comportarsi in modo adeguato alla propria posizione sociale") risale circa al 1600, derivando dal significato legato allo "status sociale". Da qui si sviluppa l'espressione figurativa put (someone) in his or her place (1855), che indica il mettere qualcuno al suo posto. Nella locuzione in the first place (innanzitutto), ecc., il termine assume il significato di "punto o grado in un ordine di successione" (anni '30 del 1600). L'espressione Out of place ("non adeguatamente collocato o sistemato rispetto ad altri elementi") emerge negli anni '20 del 1500. Infine, All over the place ("in disordine") è attestata a partire dal 1923.

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    Tendenze di " no-place "

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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of no-place

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