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Significato di uncivilized

barbaro; non civilizzato; primitivo

Etimologia e Storia di uncivilized

uncivilized(adj.)

Intorno al 1600, il termine significava "barbaro, non riammesso alla civiltà," derivato da un- (1) che significa "non" + il participio passato di civilize (verbo). Uncivil è attestato nello stesso senso a partire dagli anni 1550, ma il suo significato è cambiato nel tempo, assumendo quello di "scortese."

Voci correlate

Intorno al 1600, il verbo significava "portare fuori dalla barbarie, introdurre ordine e organizzazione civile, raffinare e illuminare." Derivava dal francese civiliser, un verbo che a sua volta proveniva dall'antico francese civil (aggettivo), il quale si radicava nel latino civilis, che significava "relativo a un cittadino, legato alla vita pubblica, degno di un cittadino; popolare, affabile, cortese." Quest'ultimo era un derivato aggettivale alternativo di civis, che significa "cittadino" (vedi city). Il significato intransitivo "diventare civile" è attestato dal 1868. Correlati: Civilized; civilizing.

Negli anni 1550, il termine significava "barbaro, non civile, selvaggio," derivando da un- (1) che significa "non" e civil (aggettivo). Il significato di "scortese, non cortese, rude o maleducato" è attestato a partire dagli anni 1590. Correlato: Uncivility.

Il prefisso di negazione, in antico inglese un-, deriva dal proto-germanico *un- (presente anche nell'antico sassone, antico frisone, antico alto tedesco, tedesco un-, gotico un-, olandese on-), e risale all'indo-europeo *n- (origine di a-, an- in sanscrito "non", a-, an- in greco, an- in antico irlandese, in- in latino), che è la forma combinata della radice *ne- "non".

È il prefisso più prolifico in inglese, usato liberamente e diffusamente nell'antico inglese, dove forma più di 1.000 composti. Contende con il suo omologo derivato dal latino in- (1) il diritto di negare certi termini (indigestable/undigestable, ecc.), e sebbene entrambi possano essere usati insieme per indicare sfumature di significato (unfamous/infamous), di solito non lo sono.

Spesso ha un tono eufemistico (untruth per "una bugia") o enfatico, soprattutto quando suggerisce un'idea di privazione o liberazione: unpeel "sbucciare"; unpick "scassinare (una serratura) con strumenti da ladro"; unloose per "allentare".

Forma anche parole a partire da frasi, come uncalled-for, circa 1600; undreamed-of, anni '30 del 1600. Fuller (1661) usa unbooklearned. Una descrizione di un testamento legale del XV secolo contiene unawaydoable; Ben Jonson scrive un-in-one-breath-utterable. La parola uncome-at-able è attestata negli anni '90 del 1600 in Congreve, ma Samuel Johnson nel XVIII secolo e Fowler nel XX secolo la criticano ("La parola aveva senza dubbio, due o tre secoli fa, un'aria spavalda da 'chi se ne frega dei grammatici'; quella spavalderia è svanita da tempo; non ha scopo che 'inaccessibile' non abbia già...").

Tuttavia, la pratica è continuata; unlawlearned (Bentham, 1810), unlayholdable (1860); unputdownable, riferito a un libro, compare nel 1947; unpindownable, nel 1966. Si può anche confrontare con put-up-able-with (1812). Come prefisso nel telegraphese, per sostituire not e risparmiare il costo di una parola, è attestato dal 1936.

Grazie alla sua versatilità e alla necessità di esprimere negazioni, il numero di parole che possono essere create con un- in inglese è quasi infinito, e il fatto che alcune vengano usate mentre altre rimangano inedite dipende dal capriccio degli autori.

Gli editori di dizionari hanno notato questo fenomeno fin dal XVIII secolo, ma hanno anche ampliato la lista. Il "New and Complete Dictionary of the English Language" di John Ash (1775) presenta molte pagine di voci con un- in un'unica riga; tra una dozzina di voci consecutive ci sono unhaggled, unhaired, unhalooed, unhaltering (aggettivo), unhaltering (sostantivo), che il OED (1989) osserva essere state "ovviamente create per l'occasione" e che compaiono in altri testi solo decenni dopo, se mai. (Ash vindicated.)

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