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Significato di velleity

desiderio debole; volontà passiva; inclinazione indolente

Etimologia e Storia di velleity

velleity(n.)

"volizione nella forma più debole; un desiderio indolente o inattivo," 1610s, dal latino medievale radice di velleitas (da velle "desiderare, volere;" vedi will (v.)) + -ity.

Velleity—the term used to signify the lowest degree of desire, and that which is next to none at all, when there is so little uneasiness in the absence of any thing that it carries a man no farther than some faint wishes for it. [Locke, "Human Understanding"] 
Velleità—il termine usato per indicare il grado più basso di desiderio, quello che si avvicina quasi all'assenza totale, quando c'è così poca inquietudine per la mancanza di qualcosa che non porta l'uomo oltre a qualche flebile desiderio per essa. [Locke, "Human Understanding"] 

Voci correlate

«Avere desiderio» (per qualcosa, affinché qualcosa accada), inglese medio willen, dall'inglese antico *willan, wyllan che significa «desiderare, volere; essere disposti; essere abituati; essere sul punto di» (il passato è wolde). Questa forma deriva dal proto-germanico *willjan, ricostruito da Watkins come proveniente dalla radice indoeuropea *wel- (2) che significa «desiderare, volere».

Il suo utilizzo come ausiliare per il futuro si stava sviluppando già nell'inglese antico. L'implicazione di intenzione o volontà lo distingue da shall, che esprime o implica obbligo o necessità.

Le forme contratte, specialmente dopo i pronomi, iniziarono a comparire nel XVI secolo, come in sheele per «lei vorrà». Nei primi usi si trovava spesso -ile per preservare la pronuncia. La forma con l'apostrofo ('ll) risale al XVII secolo.

I cognati germanici includono l'antico sassone willian, l'antico norreno vilja, l'antico frisone willa, l'olandese willen, l'antico alto tedesco wellan, il tedesco wollen e il gotico wiljan, tutti con il significato di «volere, desiderare». Il gotico waljan significa invece «scegliere».

La radice indoeuropea *wel- (2) «desiderare, volere» è anche indicata da Watkins come la fonte ricostruita del sanscrito vrnoti («sceglie, preferisce»), varyah («essere scelto, idoneo, eccellente»), varanam («scegliere»); dell'avestano verenav- («desiderare, volere, scegliere»); del greco elpis («speranza»); del latino volo, velle («desiderare, volere, desiderare»); dello slavo ecclesiastico voljo, voliti («volere»), veljo, veleti («comandare»); del lituano velyti («desiderare, favorire»), pa-velmi («io vorrò»), viliuos («spero»); e del gallese gwell («meglio»).

Si può anche confrontare con l'inglese antico wel («bene»), che letteralmente significa «secondo il proprio desiderio»; e wela («benessere, ricchezze»).

Il -ity è un elemento che forma sostantivi astratti a partire da aggettivi, e significa "condizione o qualità di essere ______." Proviene dall'inglese medio -ite, dall'antico francese -ete (francese moderno -ité), e direttamente dal latino -itatem (nominativo -itas). Questo suffisso indica uno stato o una condizione ed è composto da -i- (che può derivare dalla radice dell'aggettivo o fungere da connettore) e dal comune suffisso astratto -tas (vedi -ty (2)).

Roughly, the word in -ity usually means the quality of being what the adjective describes, or concretely an instance of the quality, or collectively all the instances; & the word in -ism means the disposition, or collectively all those who feel it. [Fowler]
In sostanza, la parola che termina in -ity di solito indica la qualità di essere ciò che descrive l'aggettivo, oppure concretamente un'istanza di quella qualità, o collettivamente tutte le istanze; mentre la parola che termina in -ism indica la disposizione, o collettivamente tutti coloro che la condividono. [Fowler]
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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of velleity

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