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Significato di failure

fallimento; insuccesso; mancanza

Etimologia e Storia di failure

failure(n.)

Negli anni 1640, failer indicava "una mancanza, una carenza," e anche "atto di fallire," derivando dall'anglo-francese failer e dall'antico francese falir, che significava "essere assente; non avere successo" (vedi fail (v.)). In anglo-francese, il verbo era usato come sostantivo; nel XVII secolo, la terminazione è stata modificata in inglese per allinearsi con le parole in -ure. Il significato di "cosa o persona considerata un fallimento" risale al 1837.

Voci correlate

Intorno al 1200, il termine inizia a essere usato con il significato di "non riuscire a portare a termine un obiettivo" e, in un secondo momento, anche per indicare "cessare di esistere o di funzionare, giungere a una conclusione." Già nei primi anni del 1200 si trova l'accezione di "non soddisfare le aspettative o le prestazioni richieste." Questa evoluzione semantica deriva dal francese antico falir, che significava "mancare, non riuscire, esaurirsi, finire, commettere un errore, essere in procinto di morire, deludere." Le origini si possono ricondurre al latino volgare *fallire, a sua volta derivato dal latino classico fallere, che significava "far cadere, far inciampare." In un senso figurato, il termine latino si era poi esteso a "ingannare, truffare, eludere, mancare." De Vaan rintraccia le radici di questo significato in una radice protoindoeuropea che evocava l'idea di "inciampare," un concetto presente anche in sanscrito con skhalate ("inciampare, fallire"), in medio persiano con škarwidan ("inciampare, barcollare"), in greco con sphallein ("far cadere") e sphallomai ("cadere"), e infine in armeno con sxalem ("inciampare, fallire"). Se questa interpretazione è corretta, il passaggio semantico dal "cadere" al "deludere" nel latino sarebbe stato puramente metaforico. Termini correlati includono Failed e failing.

Il termine ha sostituito l'antico inglese abreoðan. A partire dal 1200, viene utilizzato per indicare il "non riuscire a raggiungere un obiettivo," ma anche per esprimere l'idea di "cessare di esistere o di funzionare, giungere a una conclusione." Nei primi anni del 1200, si afferma anche l'uso per descrivere il "fallimento nel soddisfare aspettative o prestazioni."

Dal medio del 1200, in riferimento a cibo, beni e simili, il termine assume il significato di "essere in esaurimento, scarseggiare." Intorno al 1300, viene applicato a coltivazioni, semi e terreni. Sempre intorno al 1300, inizia a descrivere la "perdita di vigore, di energia, di coraggio," e dal medio del 1400 si riferisce anche alle persone. Dalla fine del 1400, infine, viene usato per i materiali, con il significato di "rompersi, andare in pezzi."

Verso la fine del XIII secolo, il termine significava "fallimento, carenza" (come in without fail). Proveniva dal francese antico faile, che significava "carenza," derivato da falir (vedi fail (v.)). La forma anglo-francese del verbo, failer, venne poi utilizzata anche come sostantivo, da cui è nato failure.

Il suffisso di origine latina che forma sostantivi astratti di azione a partire dalle radici dei verbi, proveniente dall'antico francese -ure e direttamente dal latino -ura. Questo suffisso era usato per i sostantivi femminili che indicavano impiego o risultato. Poiché l'elemento era attivo nell'antico francese e nell'anglo-francese, alcune parole inglesi con -ure non hanno un corrispondente originale latino.

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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of failure

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