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Significato di no-name

senza nome; sconosciuto; anonimo

Etimologia e Storia di no-name

no-name(adj.)

Nel 1978, si usava per indicare chi non era riuscito a farsi un nome nella propria professione. Questo termine proviene originariamente dal gergo sportivo dell'inglese americano ed è formato da no + name (sostantivo). Come sostantivo, ha iniziato a essere utilizzato nel 1984.

Voci correlate

"La parola con cui una persona o una cosa è designata," dall'inglese antico nama, noma "nome, reputazione," derivante dal proto-germanico *naman- (che ha dato origine anche all'antico sassone namo, all'antico frisone nama, all'antico alto tedesco namo, al tedesco Name, al medio olandese name, all'olandese naam, all'antico norreno nafn, e al gotico namo "nome"), dalla radice indoeuropea *no-men- "nome."

Il significato di "persona famosa" risale agli anni 1610 (man of name "uomo di distinzione" è attestato intorno al 1400). L'idea di "reputazione, ciò che comunemente si dice di una persona" appare intorno al 1300. Come modificatore per indicare "ben noto," è documentato dal 1938.

In the name of "per conto di, per autorità di," usato in invocazioni e simili, risale alla fine del XIV secolo. Name-day "il giorno sacro al santo il cui nome porta una persona" è attestato dal 1721. Name brand "prodotto realizzato da un'azienda rinomata" risale al 1944. Name-dropper "persona che cerca di impressionare gli altri citando persone famose in modo familiare" è documentato dal 1947. Name-child, un bambino chiamato in onore di un altro, è attestato dal 1830. L'espressione name of the game "la cosa essenziale o la qualità principale" risale al 1966; mentre have one's name in lights "essere un artista famoso" è attestato dal 1908.

"I don't realize yet how fortunate I am. It seems that I have been dreaming. When I see my name in lights in front of the theatre, I think, 'No. It isn't I.' " [Billie Burke interview in "The Theatre Magazine," Nov. 1908]
"Non mi rendo ancora conto di quanto sia fortunata. Sembra che stia sognando. Quando vedo il mio nome illuminato davanti al teatro, penso: 'No. Non sono io.'" [Intervista a Billie Burke in "The Theatre Magazine," novembre 1908]

“Non in alcun grado, affatto,” inglese medio, derivato dall’inglese antico na, che proviene da ne “non, no” + a “mai.” Il primo elemento deriva dal proto-germanico *ne (presente anche in norreno, frisono antico, alto tedesco antico ne, gotico ni “non”), dalla radice indoeuropea *ne- “non.” Il secondo elemento proviene dal proto-germanico *aiwi-, forma estesa della radice indoeuropea *aiw- “forza vitale, vita, lunga vita, eternità.” In ultima analisi, è identico a nay, e le differenze d’uso sono accidentali.

Come aggettivo, “nessuno, non uno, nessun” (circa 1200) si è ridotto dall’inglese antico nan (vedi none), con la finale -n che è stata omessa prima davanti alle consonanti e poi del tutto. Come interiezione per rispondere negativamente a un’affermazione o a una domanda, “non così,” inizio del 1200, deriva dall’avverbio. Come sostantivo, negli anni ’80 del 1500 si usa per indicare “una negazione; un voto negativo,” mentre negli anni ’50 del 1600 significa “persona che esprime un voto negativo.”

La costruzione no X, no Y è attestata dagli anni ’30 del 1500 (in no peny no pardon). No problem come interiezione di rassicurazione risale al 1963. No way come espressione colloquiale per dire “non è possibile” è documentata dal 1968 (noway (avv.) “affatto, in nessun modo, per niente” risale circa al 1300). No-knock (agg.) riferito a raid della polizia senza permesso o preavviso è attestato dal 1970, inglese americano. La frase no can do “non è possibile” è documentata dal 1827, una locuzione usata da cinesi di lingua inglese notata nel XIX secolo in Cina, Australia e sulla costa occidentale degli Stati Uniti.

We repeated our advice again and again, but got no answer but a loud horse-laugh, and their national maxim of No can do: Europe fashion no do in China. ["Reminiscences of a Voyage to and from China," in Paxton's Horticultural Register, London, 1836]
Ripetemmo il nostro consiglio più e più volte, ma l’unica risposta che ricevemmo fu una risata di scherno, accompagnata dal loro proverbiale No can do: Europe fashion no do in China. [“Ricordi di un viaggio da e verso la Cina,” in Paxton’s Horticultural Register, Londra, 1836]
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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of no-name

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