Intorno al 1200, il termine flour, che si presenta anche come flur, flor, floer, floyer, flowre, indicava "il fiore di una pianta; una pianta fiorita". Derivava dal francese antico flor, che significava "fiore, gemma; periodo di massimo splendore; farina fine; élite; innocenza, verginità" (XII secolo, in francese moderno fleur). Le sue radici affondano nel latino florem (nominativo flos), che significa "fiore" (da cui l’italiano fiore e lo spagnolo flor), e risale alla radice proto-indoeuropea *bhel- (3), che esprime l'idea di "fiorire, prosperare".
A partire dalla fine del XIV secolo, in inglese il termine ha assunto il significato di "tempo di fioritura", ma anche, in senso figurato, di "età della fioritura, periodo di massimo splendore o prosperità, stato di qualsiasi cosa che possa essere paragonata alla fase di fioritura di una pianta". Già nel XIII secolo, era usato per indicare "il meglio, l'eccellenza; il migliore della sua categoria o tipo; l'incarnazione di un ideale". Ad esempio, si trovava l'espressione flour of milk, che significava "panna" (inizio XIV secolo). In particolare, si riferiva "alla farina di grano dopo che sono stati rimossi la crusca e gli altri elementi grossolani, la parte migliore del grano" (metà XIII secolo). La grafia moderna e la chiara distinzione dal sostantivo flour si sono consolidate solo alla fine del XIV secolo.
Nella sua accezione di "fiore di una pianta", ha soppiantato il corrispondente termine in inglese antico blostm (vedi blossom (n.)). È stato anche utilizzato nel medio inglese come simbolo di transitorietà (inizio XIV secolo), per descrivere "una donna bella" (circa 1300) e "verginità" (inizio XIV secolo). L’espressione Flower-box è attestata dal 1818, mentre Flower-arrangement risale al 1873. Infine, Flower child, che significa "gentile hippie", è comparsa nel 1967.