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Etimologia e Storia di kinky

kinky(adj.)

Nel 1844, il termine significava "pieno di nodi, attorcigliato, riccio," derivato da kink (sostantivo) + -y (2). Il significato di "strano, eccentrico, bizzarro" è emerso nel 1859, mentre quello di "sessualmente pervertito" risale al 1959. Correlato: Kinkiness.

Voci correlate

Nella metà del 1670, il termine indicava una "contrazione a forma di nodo o una breve torsione in una corda, filo, capello, ecc.", ed era originariamente usato in ambito nautico. Proveniva dal fiammingo kink, che significa "torsione in una corda" (termine simile si trova anche in francese e svedese). Probabilmente era legato all'antico norreno kikna, che significa "piegarsi all'indietro, affondare sulle ginocchia" come se si fosse sotto un peso eccessivo (vedi kick (v.)). Il significato figurato di "idea strana, torsione mentale, capriccio" appare per la prima volta nell'inglese americano nel 1803, nei scritti di Thomas Jefferson. In particolare, l'accezione di "perversione sessuale, feticismo, parafilia" risale al 1973 (mentre nel 1965 era già usato per indicare una "persona sessualmente anormale").

È un suffisso aggettivale molto comune che significa "pieno di, coperto da, o caratterizzato da" ciò che esprime il sostantivo. Deriva dall'inglese medio -i, che a sua volta proviene dall'inglese antico -ig, risalendo al proto-germanico *-iga- e all'indoeuropeo -(i)ko-, un suffisso aggettivale. È imparentato con elementi greci come -ikos e latini come -icus (vedi -ic). Tra i cognati germanici troviamo il fiammingo, il danese, il tedesco -ig e il gotico -egs.

È stato usato a partire dal XIII secolo con i verbi (drowsy, clingy) e nel XV secolo ha iniziato a comparire anche con altri aggettivi (crispy). È principalmente associato a monosillabi; con aggettivi di più di due sillabe tende a risultare comico.

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Le forme varianti in -y per aggettivi brevi e comuni (vasty, hugy) hanno aiutato i poeti dopo la perdita della -e grammaticalmente vuota ma metricamente utile nell'inglese medio tardo. Gli autori di versi si sono adattati alle forme in -y, spesso in modo artistico, come nel verso di Sackville "The wide waste places, and the hugy plain." (usare and the huge plain avrebbe creato un problema metrico).

Dopo la critica di Coleridge, che lo considerava un artificio arcaico, i poeti hanno abbandonato forme come stilly (Moore è probabilmente stato l'ultimo a usarla, con "Oft in the Stilly Night"), paly (già usata da Keats e dallo stesso Coleridge) e altre simili.

Jespersen, nel suo "Modern English Grammar" del 1954, elenca anche bleaky (Dryden), bluey, greeny e altri termini legati ai colori, lanky, plumpy, stouty e lo slang rummy. Secondo lui, Vasty sopravvive solo come imitazione di Shakespeare, mentre cooly e moisty (Chaucer, quindi Spenser) sono ormai completamente obsoleti. Tuttavia, in alcuni casi nota che forme come haughty e dusky sembrano aver soppiantato quelle più brevi.

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