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Significato di unreason

irrazionalità; mancanza di ragione; ingiustificabilità

Etimologia e Storia di unreason

unreason(n.)

All'inizio del 1400, unresoun significava "mancanza di ragione, irrazionalità; un torto, qualcosa di ingiustificabile." Derivava da un- (1), che significa "non," e reason (sostantivo). Già nel 1827, grazie a Carlyle, venne usato per indicare "assenza di ragione." L'Abbot of Unreason, figura presente nei festeggiamenti scozzesi, è documentato già dalla fine del 1400.

Voci correlate

Intorno al 1200, il termine resoun indicava "la facoltà intellettuale che adotta azioni per raggiungere scopi," ma anche "affermazione in un argomento, spiegazione o giustificazione." Proveniva dall'anglo-francese resoun e dall'antico francese raison, che significava "corso; materia; soggetto; lingua, discorso; pensiero, opinione." Le radici latine risalgono a rationem (nominativo ratio), che si traduceva in "calcolo, comprensione, motivo, causa," derivando da ratus, participio passato di reri, "calcolare, pensare," e risalendo all' PIE *re-, che significava "ragionare, contare."

Il significato di "sanità mentale; grado di intelligenza che distingue gli uomini dagli animali" appare verso la fine del XIII secolo. Quello di "ciò che si raccomanda all'intelligenza illuminata, una visione ragionevole di una questione" risale circa al 1300.

La definizione di "motivo, causa di un'azione" si afferma intorno al 1300. Il senso medio-inglese di "significato, interpretazione" (inizio del XIV secolo) è ancora visibile nell'espressione rhyme or reason. Per stands to reason si veda stand (v.). Un reason of state (1610s) si riferisce a una motivazione puramente politica per un'azione.

Durante l'Illuminismo, reason acquisì un significato più specifico, indicando "l'intelligenza considerata come universale e valida ... non appartenente a un singolo individuo, ma condivisa, una sorta di luce che ogni mente deve riconoscere" [Century Dictionary]. La Ragione stessa è stata a lungo personificata, spesso come figura femminile. L'espressione Age of Reason, che designa "l'Illuminismo europeo," compare nel 1794 come titolo del libro di Tom Paine.

"They that seek a reason of all things, do utterly overthrow reason." [Hooker, translating Theophrastus ('Metaphysics'), in "Ecclesiastical Polity," 1594]
"Coloro che cercano una ragione per ogni cosa, distruggono completamente la ragione." [Hooker, traducendo Teofrasto ('Metafisica'), in "Ecclesiastical Polity," 1594]
Reason is never a root, neither of act nor desire.
[Robinson Jeffers, "Meditation on Saviors"]
La ragione non è mai una radice, né di azione né di desiderio.
[Robinson Jeffers, "Meditation on Saviors"]

Il prefisso di negazione, in antico inglese un-, deriva dal proto-germanico *un- (presente anche nell'antico sassone, antico frisone, antico alto tedesco, tedesco un-, gotico un-, olandese on-), e risale all'indo-europeo *n- (origine di a-, an- in sanscrito "non", a-, an- in greco, an- in antico irlandese, in- in latino), che è la forma combinata della radice *ne- "non".

È il prefisso più prolifico in inglese, usato liberamente e diffusamente nell'antico inglese, dove forma più di 1.000 composti. Contende con il suo omologo derivato dal latino in- (1) il diritto di negare certi termini (indigestable/undigestable, ecc.), e sebbene entrambi possano essere usati insieme per indicare sfumature di significato (unfamous/infamous), di solito non lo sono.

Spesso ha un tono eufemistico (untruth per "una bugia") o enfatico, soprattutto quando suggerisce un'idea di privazione o liberazione: unpeel "sbucciare"; unpick "scassinare (una serratura) con strumenti da ladro"; unloose per "allentare".

Forma anche parole a partire da frasi, come uncalled-for, circa 1600; undreamed-of, anni '30 del 1600. Fuller (1661) usa unbooklearned. Una descrizione di un testamento legale del XV secolo contiene unawaydoable; Ben Jonson scrive un-in-one-breath-utterable. La parola uncome-at-able è attestata negli anni '90 del 1600 in Congreve, ma Samuel Johnson nel XVIII secolo e Fowler nel XX secolo la criticano ("La parola aveva senza dubbio, due o tre secoli fa, un'aria spavalda da 'chi se ne frega dei grammatici'; quella spavalderia è svanita da tempo; non ha scopo che 'inaccessibile' non abbia già...").

Tuttavia, la pratica è continuata; unlawlearned (Bentham, 1810), unlayholdable (1860); unputdownable, riferito a un libro, compare nel 1947; unpindownable, nel 1966. Si può anche confrontare con put-up-able-with (1812). Come prefisso nel telegraphese, per sostituire not e risparmiare il costo di una parola, è attestato dal 1936.

Grazie alla sua versatilità e alla necessità di esprimere negazioni, il numero di parole che possono essere create con un- in inglese è quasi infinito, e il fatto che alcune vengano usate mentre altre rimangano inedite dipende dal capriccio degli autori.

Gli editori di dizionari hanno notato questo fenomeno fin dal XVIII secolo, ma hanno anche ampliato la lista. Il "New and Complete Dictionary of the English Language" di John Ash (1775) presenta molte pagine di voci con un- in un'unica riga; tra una dozzina di voci consecutive ci sono unhaggled, unhaired, unhalooed, unhaltering (aggettivo), unhaltering (sostantivo), che il OED (1989) osserva essere state "ovviamente create per l'occasione" e che compaiono in altri testi solo decenni dopo, se mai. (Ash vindicated.)

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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of unreason

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