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Significato di vulnerable

vulnerabile; suscettibile di essere ferito; esposto a danni

Etimologia e Storia di vulnerable

vulnerable(adj.)

"capace di essere ferito," attorno al 1600, dal latino tardo vulnerabilis "che ferisce," dal latino vulnerare "ferire, danneggiare, mutilare," da vulnus (genitivo vulneris) "ferita," forse legato a vellere "strappare, strappare via" (vedi svelte), o dal protoindoeuropeo *wele-nes-, da *wele- (2) "colpire, ferire" (vedi Valhalla).

Dal 1790 in riferimento a luoghi, "aperto agli attacchi." C'è almeno un uso precoce nel senso di "capace di ferire, pericoloso" (circa 1600). Precedentemente, ora obsoleto, era vulnerate (verbo) "ferire" (circa 1500); vulneration "ferita" (inizio del 15° secolo).

Voci correlate

"snello, agile, fine," 1817, svelt, dal francese svelte "snello, delicato," (17° secolo), principalmente un termine usato nell'arte e nell'architettura, dall'italiano svelto "snello, slanciato," originariamente "tirato fuori, allungato," participio passato di svellere "strappare o estirpare," dal latino volgare *exvellere, dal latino ex- "fuori" (vedi ex-) + vellere "strappare, allungare."

Secondo de Vaan, questo si ricostruisce a partire dal protoindoeuropeo *wel-no-, forma suffissata di *uelh- "colpire" (origine anche del ittita ualh- "colpire, battere," greco aliskomai "essere catturato").

Nella mitologia scandinava, il salone celeste in cui Odino accoglie le anime degli eroi caduti in battaglia. Il termine è attestato nel 1696 nell'opera "English Historical Library" dell'arcidiacono Nicolson e deriva dall'antico norreno Valhöll, che significa "salone dei caduti in battaglia."

Il primo elemento proviene da valr, che significa "coloro che sono stati uccisi in battaglia." Questo a sua volta deriva dal proto-germanico *walaz, che è all'origine anche dell'antico inglese wæl ("strage, corpi dei caduti"), dell'antico alto tedesco wal ("campo di battaglia, strage") e della radice indoeuropea *wele- (2), che significa "colpire, ferire." Questa radice ha dato origine anche all'avestano vareta- ("catturato, prigioniero"), al latino veles ("fantasmi dei morti"), all'antico irlandese fuil ("sangue") e al gallese gwel ("ferita"). Il secondo elemento deriva da höll, che significa "salone" (proveniente dalla radice indoeuropea *kel- (1), che significa "coprire, nascondere, salvare").

Il termine è stato reintrodotto dagli antiquari del XVIII secolo. Il significato figurato è attestato a partire dal 1845.

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Tendenze di " vulnerable "

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Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of vulnerable

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