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Significato di bluesy

in stile blues; malinconico; emotivo

Etimologia e Storia di bluesy

bluesy(adj.)

In musica, "simile o nello stile del blues," 1946, da blues (n.1) + -y (2).

Voci correlate

"Forma musicale caratterizzata da terzi e settimi abbassati," probabilmente intorno al 1895 (anche se ufficialmente dal 1912, con il "Memphis Blues" di W.C. Handy). Blue note, "intervallo minore dove ci si aspetterebbe un maggiore," è attestato dal 1919, e inizialmente si sospettava potesse essere la fonte del termine. Si può anche confrontare con blues (n.2).

I am under the impression that these terms [ blue note, blue chord] were contemporary with, if they did not precede and foreshadow, the period of our innumerable musical 'Blues.' What the uninitiated tried to define by that homely appellation was, perhaps, an indistinct association of the minor mode and dyspeptic intonation with poor digestion; in reality, it is the advent in popular music of something which the textbooks call ambiguous chords, altered notes, extraneous modulation, and deceptive cadence. [Carl Engel, "Jazz: A Musical Discussion," The Atlantic Monthly, August 1922]
Ho l'impressione che questi termini [blue note, blue chord] fossero contemporanei, se non addirittura precedenti e anticipatori, del periodo dei nostri innumerevoli 'Blues' musicali. Quello che i profani cercavano di definire con quella semplice etichetta era, forse, un'associazione indistinta tra la modalità minore e un'intonazione dispeptica legata a una cattiva digestione; in realtà, rappresenta l'arrivo nella musica popolare di qualcosa che i manuali definiscono accordi ambigui, note alterate, modulazioni estranee e cadenze ingannevoli. [Carl Engel, "Jazz: A Musical Discussion," The Atlantic Monthly, agosto 1922]

È un suffisso aggettivale molto comune che significa "pieno di, coperto da, o caratterizzato da" ciò che esprime il sostantivo. Deriva dall'inglese medio -i, che a sua volta proviene dall'inglese antico -ig, risalendo al proto-germanico *-iga- e all'indoeuropeo -(i)ko-, un suffisso aggettivale. È imparentato con elementi greci come -ikos e latini come -icus (vedi -ic). Tra i cognati germanici troviamo il fiammingo, il danese, il tedesco -ig e il gotico -egs.

È stato usato a partire dal XIII secolo con i verbi (drowsy, clingy) e nel XV secolo ha iniziato a comparire anche con altri aggettivi (crispy). È principalmente associato a monosillabi; con aggettivi di più di due sillabe tende a risultare comico.

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Le forme varianti in -y per aggettivi brevi e comuni (vasty, hugy) hanno aiutato i poeti dopo la perdita della -e grammaticalmente vuota ma metricamente utile nell'inglese medio tardo. Gli autori di versi si sono adattati alle forme in -y, spesso in modo artistico, come nel verso di Sackville "The wide waste places, and the hugy plain." (usare and the huge plain avrebbe creato un problema metrico).

Dopo la critica di Coleridge, che lo considerava un artificio arcaico, i poeti hanno abbandonato forme come stilly (Moore è probabilmente stato l'ultimo a usarla, con "Oft in the Stilly Night"), paly (già usata da Keats e dallo stesso Coleridge) e altre simili.

Jespersen, nel suo "Modern English Grammar" del 1954, elenca anche bleaky (Dryden), bluey, greeny e altri termini legati ai colori, lanky, plumpy, stouty e lo slang rummy. Secondo lui, Vasty sopravvive solo come imitazione di Shakespeare, mentre cooly e moisty (Chaucer, quindi Spenser) sono ormai completamente obsoleti. Tuttavia, in alcuni casi nota che forme come haughty e dusky sembrano aver soppiantato quelle più brevi.

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    Tendenze di " bluesy "

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    Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of bluesy

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