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Significato di though

anche se; tuttavia; nonostante

Etimologia e Storia di though

though(adv., conj.)

Attorno al 1200, si usava per introdurre una clausola che esprimeva concessione o contrasto, un po’ come dire "nonostante ciò" o "anche se". Deriva dall'inglese antico þeah o þeh, che significavano "sebbene", "anche se", "tuttavia", "comunque", e in parte dall'antico norreno þo, anch'esso con un significato simile. Entrambi provengono dal proto-germanico *thaukh, che ha dato origine a parole simili in diverse lingue germaniche, come il gotico þauh, il frisone antico thach, il fiammingo medievale e moderno doch, l'alto tedesco antico doh e il tedesco moderno doch. Questi termini risalgono al pronome dimostrativo della lingua proto-indoeuropea *to-, che puoi vedere anche in that.

È interessante notare che l'evoluzione del suono finale non ha seguito quella di parole come laugh o tough. Tuttavia, tra il 1300 e il 1750 c'era una tendenza a pronunciare la parola con una "f" finale, una caratteristica che si può ancora riscontrare in alcuni dialetti.

Voci correlate

Verso la fine del XIV secolo, il termine deriva dall'inglese antico (angliano) hlæhhan, che in precedenza era hliehhan o hlihhan e significava "ridere, ridere di qualcuno, gioire, deridere". Questa radice proviene dal proto-germanico *klakhjan, che ha dato origine anche all'antico norreno hlæja, al danese le, all'antico frisone hlakkia, all'antico sassone hlahhian, al medio olandese e olandese lachen, all'antico alto tedesco hlahhan, al tedesco moderno lachen e al gotico hlahjan. La radice più antica si collega al protoindoeuropeo *kleg-, di origine imitative, simile a espressioni come il latino cachinnare ("ridere a voce alta"), il sanscrito kakhati ("ride"), il vecchio slavo ecclesiastico chochotati ("ridere"), il lituano klagėti ("gracidare") e il greco kakhazein ("ridere").

Inizialmente, il suono della -gh- era "duro", simile a quello della gh in scozzese loch. La scrittura è rimasta invariata anche dopo che la pronuncia è cambiata in "-f."

If laugh were written as it is pronounced, laaff, there would be nothing in the word itself to put us in mind of the thing signified. The imitation begins to be felt in the guttural ach of G. lachen, and is clearly indicated in the reduplicate form of the Du. lachachen, to hawhaw or laugh loud, preserved by Kilian. [Hensleigh Wedgwood, introduction to "A Dictionary of English Etymology," 1878] 
Se la parola "ridere" fosse scritta come si pronuncia, laff, non ci sarebbe nulla nel termine stesso a farci pensare al suo significato. L'imitazione si avverte nel suono gutturale di G. lachen, ed è chiaramente indicata nella forma ridondante del Du. lachachen, che significa "ridere forte" o "ridere a crepapelle", conservata da Kilian. [Hensleigh Wedgwood, introduzione a "A Dictionary of English Etymology," 1878] 

Espressioni come laugh in one's sleeve indicano un ridere interiore, nascosto agli altri:

If I coveted nowe to avenge the injuries that you have done me, I myght laughe in my slyve. [John Daus, "Sleidanes Commentaries," 1560]
Se avessi voluto vendicarmi delle ingiurie che mi hai fatto, avrei potuto ridere nella mia manica. [John Daus, "Sleidanes Commentaries," 1560]

Questa espressione suggerisce generalmente un certo grado di disprezzo e si riferisce più a uno stato d'animo che a un vero e proprio atto di risata [Century Dictionary]. Altre forme correlate includono Laughed, laugher e laughing.

In antico inglese, þæt significava "quello, affinché, dopo di ciò" ed era un pronome dimostrativo neutro singolare. Lo ritroviamo in frasi come "A Man's a Man for a' that" (Un uomo è un uomo per tutto ciò), ma anche come pronome relativo ("O thou that hearest prayer" – O tu che ascolti le preghiere) e come aggettivo dimostrativo ("Look at that caveman go!" – Guarda quel uomo delle caverne che va!). Questo pronome corrispondeva al maschile se e al femminile seo. La sua origine è nel proto-germanico *that, che a sua volta deriva dal proto-indoeuropeo *tod-, una forma estesa della base pronominale dimostrativa *-to- (vedi -th (1)).

Con il declino del sistema di genere grammaticale, þæt è stato usato nel medio e nell'inglese moderno per tutti i generi. Tra i suoi cognati germanici troviamo l'antico sassone that, l'antico frisone thet, il medio olandese e l'olandese dat (quello), e il tedesco der, die, das (il, la, lo).

In generale, þæt era più specifico o enfatico rispetto a the, anche se in alcuni casi i due erano intercambiabili. A partire dal 1200 si contrapponeva a this per indicare qualcosa di più lontano. Usato avverbialmente ("I'm that old" – Ho quell'età), si riferiva a qualcosa di implicito o già menzionato, ed era un'abbreviazione dell'idea di "fino a quel punto" o "fino a quel grado." Come congiunzione ("Not that I loved Caesar less, but that I loved Rome more" – Non che amassi meno Cesare, ma che amavo di più Roma), in origine era il pronome neutro o l'aggettivo that usato quasi come un articolo determinativo che qualificava l'intera frase.

Il gergo that way (innamorato) è attestato dal 1929 (e, dal 1960, anche con il significato di "omosessuale"). That-a-way (in quella direzione) è documentato dal 1839. L'espressione "Take that!" (Prendi questo!) usata mentre si infligge un colpo, risale ai primi anni del 1400. That is (cioè) per "cioè" è attestato dalla fine del 1200. That's what (proprio così) è documentato nel 1790. L'intensificatore at that (inoltre, per giunta) è comparso nel linguaggio colloquiale statunitense intorno al 1830, forse derivato dall'espressione "(cheap) at that (price)" (a quel prezzo (basso)), ecc.

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Tendenze di " though "

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Traduzione generata da IA. Per il testo originale, clicca qui: Etymology, origin and meaning of though

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